A riferirlo in anteprima è stato qualche giorno fa Il Sole 24 Ore analizzando le tabelle delle relazioni tecniche alla Legge di Stabilità 2015.
Ma come si spiega questo aumento? Tra le misure compensative alla proroga del bonus ristrutturazioni 2015, il Governo ha inserito l’incremento, anzi, il raddoppio, della percentuale di ritenuta d’acconto che le banche dovranno effettuare per conto del Tesoro sui bonifici bancari parlanti da utilizzare per il pagamento dei lavori.
Dall’attuale 4%, la ritenuta d’acconto salirà all’8% a partire dal 1° gennaio 2015. Questo aumento, unito al previsto maggior gettito proveniente dall’IVA, produrrà un beneficio alla casse statali di 938,9 euro, come scrive Giorgio Santilli sul quotidiano politico economico e finanziario vicino a Confindustria.
Tutto bene, dunque?
Non esattamente. Se certamente la proroga del bonus ristrutturazioni 2015 agevolerà i cittadini e, come abbiamo visto, le casse dell’Erario, dall’altro a “rimetterci” saranno le imprese che eseguono i lavori e i professionisti tecnici che seguiranno i lavori, poiché si troveranno a pagare una ritenuta d’acconto sui bonifici a loro favore raddoppiata rispetto al 2014.
Forse, non tutti sanno che l’obbligo di pagare con bonifico parlante i lavori effettuati per usufruire della detrazione 50% sulle ristrutturazioni edilizie risiede nel fatto che l’istituto bancario che riceve l’ordine “riconosce” la tipologia di pagamento e applica la ritenuta d’acconto, prima di girare il pagamento al destinatario (l’impresa costruttrice, l’artigiano, il professionista tecnico).
Esempio: se oggi un’impresa realizzatrice di un intervento rientrante nell’alveo della detrazione 50% emette una fattura di 5.000 euro, riceve tramite bonifico dal cliente una somma di 4.800 euro, ossia decurtata della ritenuta al 4%.
Con il bonus ristrutturazioni 2015, la stessa impresa per il medesimo lavoro e importo riceverà 4.600 euro, poiché la ritenuta sarà dell’8% (400 euro in meno).